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L'arte della Fuga BWV 1080

 

 

 

 

 

 

A cura di: De Cono Caterina Pia, Del Duca Federica, Guzzo Annalisa, Di Muro Luigia

L’Arte delle Fuga è una raccolta di 24 composizioni di J. S. Bach, formata da 19 contrapuncta a tre o quattro voci, 4 canoni a due voci e un corale a quattro voci. L’Arte della Fuga rimase incompiuta a causa della morte di Bach nel 1750. Bach si dedicò costantemente ad essa solo dal 1747, e, il suo progetto era di terminarla entro il 1749, due anni dopo. La storia fa combaciare l’interruzione con il 1749, anno presunto della pubblicazione, quando la sua malattia agli occhi si aggrava tanto da renderlo impossibilitato alla lettura. La raccolta, costituisce un vero e proprio tomo del contrappunto (sovrapposizione armonica), è un semplice tempo in Re minore articolato secondo diverse tecniche compositive (es. la variazione).

L’ opera rappresenta uno dei vertici più alti della polifonia contrappuntistica ed è riconosciuta come una delle opere più complessa mai scritte.

 

Canoni

Nell'Arte della Fuga abbiamo una serie di fughe e canoni. Il canone è una forma compositiva polifonica, in cui due o più voci eseguono la stessa linea melodica, sovrapponendosi progressivamente. Il canone è la forma più antica di imitazione infatti nasce intorno al XIII secolo, raggiungendo il suo massimo splendore nel Rinascimento con la Scuola franco-fiamminga. La voce che inizia la melodia viene definita antecedente o dux mentre quella o quelle che seguono, per cui secondarie, sono chiamate  conseguenti o comites e la imitano.

Nell’opera, dopo le fughe si passa alla sezione dei canoni: anche se sono basati sul tema principale in Re minore, Bach non voleva che questi facessero parte de “L’ Arte della Fuga”.  Abbiamo: Canon Augmentationem in Contrario Motu; Canon alla Ottava; Canon alla Decima Contrapuncto alla Terza, Canon alla Duodecima in Contrapuncto alla Quinta.

Ad esempio nel Canon alla Ottava ritroviamo due voci all’ottava inferiore, ovvero in hypodiapason. Non presenta inversioni delle voci, proprio per questo strutturalmente è molto semplice . Il soggetto deriva dal tema principale per movimento inverso, anche se non sembra diverso dal tema.

 

 

“Toccata e Fuga” BWV 565

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'intensa attività organistica svolta in vari periodi della sua carriera ha portato Bach a produrre in due distinte direzioni: l'elaborazione di corali e la composizione liberi. Nell'immenso campo della composizione organistica libere l'opera più celebre è la "Toccata e Fuga” in Re minore.

 

La toccata e fuga in Re minore (chiamata anche BWV 565) è un'opera per organo ed è una delle più celebri composizioni di musica barocca. Viene composta da Bach intorno ai vent’anni nel 1702- 1703. Questa composizione è suddivisa in due parti diverse: 

  • La Toccata, un’introduzione che presenta scale suonate velocemente e vari arpeggi. Non dimentichiamo il famoso mordente sulla dominante, ormai conosciuto in tutto il mondo;

  • La Fuga, dopo aver esposto il tema principale e lo sviluppo riprende la prima parte (la toccata) e conclude con la Coda finale.                                              

L’ apertura libera all’inizio (toccata), la parte centrale della composizione (fuga) e la coda dal carattere libero come l’inizio ci fa capire che questa è una struttura tipica della Germania settentrionale. Il manoscritto originale di quest’opera, è andato perso, a noi rimane solo la copia fatta da Johannes Ringk. C’è anche da dire che ci sono pareri contrastanti sulla veridicità dell’autore di quest’opera: alcuni dicono che molte delle sue caratteristiche non appartengono al solito stile del compositore Bach, altri che è indubbiamente una sua opera solo che fu scritta per altri strumenti. Insomma, a prescindere dall’origine incerta, possiamo affermare che questa composizione ha conquistato tutti diventando famosa in tutto il mondo.

 

“𝐿𝒶 𝓃𝒶𝓉𝓊𝓇𝒶 𝒹𝒾 𝓆𝓊𝑒𝓈𝓉𝒶 𝓂𝓊𝓈𝒾𝒸𝒶 ‘𝒶𝓈𝓈𝑜𝓁𝓊𝓉𝒶’ è 𝓈𝒸𝒽𝒾𝓋𝒶 𝒹𝒶 𝓉𝑒𝓃𝓉𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝒾 𝓅𝓇𝑜𝒻𝒶𝓃𝑒, 𝒶𝓈𝒸𝑒𝓉𝒾𝒸𝒶, 𝓆𝓊𝒶𝓈𝒾 𝒾𝓂𝓅𝑜𝓈𝓈𝒾𝒷𝒾𝓁𝑒, 𝑒 𝒸𝑒𝓇𝓉𝑜 è 𝓅𝒶𝓇𝑒𝓃𝓉𝑒 𝓈𝓉𝓇𝑒𝓉𝓉𝒶 𝒹𝒾 𝓆𝓊𝑒𝓁𝓁𝒶 𝒸𝑜𝓃𝓉𝑒𝓂𝓅𝓁𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 𝓈𝓅𝒾𝓇𝒾𝓉𝓊𝒶𝓁𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁’𝒶𝓇𝓉𝑒 𝒹𝑒𝒾 𝓈𝓊𝑜𝓃𝒾 𝒷𝑒𝑜𝓏𝒾𝒶𝓃𝒶 𝓂𝑒𝓂𝑜𝓇𝒾𝒶 𝒸𝒾𝑜è 𝓂𝓊𝓈𝒾𝒸𝒶 𝒹𝑒𝓁𝓁𝑒 𝓈𝒻𝑒𝓇𝑒, 𝒹𝑒𝓁 𝓂𝒶𝒸𝓇𝑜𝒸𝑜𝓈𝓂𝑜“

Alberto Basso, op. cit.

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